Questo testo prende spunto da LA VERA STORIA DELLA
DAMA BIANCA di Gian Mario Andrico,
elaborazione della leggenda tramandata oralmente,
pubblicata nel 1994 dal Circolo
Culturale Don Emilio Verzeletti di San
Paolo (BS).
Damina Bianca
In un atto
personaggi: Biancamaria
–Taddea – Lodovico – Donato – Giusto – Armigero
L’azione si svolge nel Castello dei Martinengo, a Padernello, nell’ultimo quarto del XV secolo.
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Scena 4 - L’estate
Biancamaria – (affacciata a una finestra)
Luna, luna, luna d'argento,
cosa sorvegli in questo momento?
Luna, luna, luna di cera,
per chi fai luce tu questa sera?
Luna, luna, luna di neve,
a chi vuoi fare la notte
lieve?
Taddea – (sospira affacciandosi a una finestra accanto) Ah, la luna!
Biancamaria – Taddea, a voi parla la luna?
Taddea – La luna? Mi piace guardarla ma è
muta.
Biancamaria – Secondo me ha un alfabeto.
Taddea – E voi lo capite?
Biancamaria – Non ancora. Sono io che
le parlo e sono certa che mi risponde
ma non capisco le sue risposte. Allora baro, parlo per lei
e me le do
in vece sua.
Taddea – Attenta, si dice che chi parla
alla luna parla d’amore.
Biancamaria – Voi siete innamorata?
Taddea – Curiosa!
Biancamaria – Allora lo siete.
Taddea – Io non parlo alla luna!
Biancamaria – Ma sospirate.
Taddea – Per me la luna è muta.
Biancamaria – Ma non gelida.
Taddea – Ah no! E voi giovincella, che
cosa le chiedete?
Biancamaria – Dipende.
Taddea – Da cosa?
Biancamaria – Da lei e da me. Quando è
piena, lucente come stasera, voglio
che mi racconti quello che vede. Perché so che vede anche
i nostri desideri e i nostri sogni. Quelli che al risveglio noi non
ricordiamo lei li
sa ma se li tiene per sé,
non ce li vuole dire.
Taddea – Ma se dite che ha un alfabeto!
Biancamaria – È così che si diverte,
racconta tutto a tutti di tutto e di tutti ma
nessuno può capire. Quando è una falce credo che parli
solo all’acqua e
fiumi e ruscelli e rogge ne fanno canti dei suoi racconti,
e li portano di
paese in paese, di città in città, li fanno rimbombare
sotto le arcate dei
ponti e noi siamo affascinati dal suono ma anche così non
possiamo
capirne il senso. E poi sparisce la luna, ma dove va? Si
nasconde per
per farci disperare? Perché senza
la sua luce ci prenda la paura e
diventiamo così stupidi
da accusare di malaugurio le civette?
Taddea – Ma sono di malaugurio!
Biancamaria – No, sono i dispetti della
luna che ve lo fanno credere. Poi torna,
la briccona, e magari gioca a rimpiattino con le nuvole e
fa il solletico
alle guglie dei campanili e alle cime dei faggi e si
moltiplica nelle
fontane e negli stagni e
torna a rubare i sogni prima che il sole la sloggi.
Taddea – Ma allora vi sta antipatica,
perché le parlate?
Biancamaria – Cara, bislacca, splendida
luna, volete che non parli alla luna!
(dopo una pausa)
Taddea, forse a volte la luna sparisce per la rabbia di
non farsi capire. ...................................................................
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