Tempo fa ho letto, in "A Montmartre ai tempi di Picasso"
di Jean-Paul Crespelle, nel capitolo "Le
serate al Lapin Agile": " ...Charles Dullin che invece crepava veramente
di fame era autorizzato a chiedere la carità col cappello dopo aver recitato
versi di Baudelaire o di Verlaine. Berthe, la moglie di Frédé, gli dava un
grosso sandwich con le rillettes garantendosi così
che non avesse la pancia vuota fino all'indomani. Nel corso della giornata
talvolta lo sfortunato si rassegnava a imitare le cantanti di strada e ad
andare nei cortili a recitare poesie raccogliendo le poche monete di bronzo che
gli lanciavano dalle finestre. In un periodo di estrema miseria lo si vide
declamare nella gabbia dei leoni di un domatore alla festa de Neuilly.
Esercizio pericoloso che gli faceva guadagnare cinque franchi a sera. Coloro
che lo udirono assicurano che la sua voce copriva i ruggiti delle belve."
Dullin,
il grande attore e maestro formidabile, con allievi come Artaud e Barrault!
Quindi, quando mi ripenso un po' eroico per i miei trascorsi di attore scavalcamontagne,
per annullare o almeno ridimensionare questa mia immagine improbabile, riporto
alla memoria questo fatto.
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