mercoledì 10 luglio 2013

Damina Bianca



Questo testo prende spunto da LA VERA STORIA DELLA DAMA BIANCA di Gian Mario Andrico,
elaborazione della leggenda tramandata oralmente, pubblicata nel 1994 dal Circolo Culturale Don Emilio Verzeletti di San Paolo (BS).

Damina Bianca

 In un atto

 personaggi: Biancamaria  –Taddea – Lodovico – Donato – Giusto – Armigero

L’azione si svolge nel Castello dei Martinengo, a Padernello, nell’ultimo quarto del XV secolo.

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Scena 4  -   L’estate
Biancamaria – (affacciata a una finestra)
                        
           Luna, luna, luna d'argento,
           cosa sorvegli in questo momento?
           Luna, luna, luna di cera,
           per chi fai luce tu questa sera?
           Luna, luna, luna di neve,
           a chi vuoi fare la notte lieve?
Taddea – (sospira affacciandosi a una finestra accanto) Ah, la luna!
Biancamaria – Taddea, a voi parla la luna?
Taddea – La luna? Mi piace guardarla ma è muta.
Biancamaria – Secondo me ha un alfabeto.
Taddea – E voi lo capite?
Biancamaria – Non ancora. Sono io che le parlo e sono certa che mi risponde
           ma non capisco le sue risposte. Allora baro, parlo per lei e me le do
           in vece sua.
Taddea – Attenta, si dice che chi parla alla luna parla d’amore.
Biancamaria – Voi siete innamorata?
Taddea – Curiosa!
Biancamaria – Allora lo siete.
Taddea – Io non parlo alla luna!
Biancamaria – Ma sospirate.
Taddea – Per me la luna è muta.
Biancamaria – Ma non gelida.
Taddea – Ah no! E voi giovincella, che cosa le chiedete?
Biancamaria – Dipende.
Taddea – Da cosa?
Biancamaria – Da lei e da me. Quando è piena, lucente come stasera, voglio
           che mi racconti quello che vede. Perché so che vede anche i nostri       desideri e i nostri sogni. Quelli che al risveglio noi non ricordiamo lei li
           sa ma se li tiene per sé, non ce li vuole dire.
Taddea – Ma se dite che ha un alfabeto!
Biancamaria – È così che si diverte, racconta tutto a tutti di tutto e di tutti ma
           nessuno può capire. Quando è una falce credo che parli solo all’acqua e
           fiumi e ruscelli e rogge ne fanno canti dei suoi racconti, e li portano di
           paese in paese, di città in città, li fanno rimbombare sotto le arcate dei
           ponti e noi siamo affascinati dal suono ma anche così non possiamo
           capirne il senso. E poi sparisce la luna, ma dove va? Si nasconde per
            per farci disperare? Perché senza la sua luce ci prenda la paura e       
           diventiamo così stupidi da accusare di malaugurio le civette?
Taddea – Ma sono di malaugurio!
Biancamaria – No, sono i dispetti della luna che ve lo fanno credere. Poi torna,
           la briccona, e magari gioca a rimpiattino con le nuvole e fa il solletico 
           alle guglie dei campanili e alle cime dei faggi e si moltiplica nelle     
           fontane e negli stagni e torna a rubare i sogni prima che il sole la sloggi.
Taddea – Ma allora vi sta antipatica, perché le parlate?
Biancamaria – Cara, bislacca, splendida luna, volete che non parli alla luna!    
           (dopo una pausa) Taddea, forse a volte la luna sparisce per la rabbia di
           non farsi capire. ...................................................................
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