venerdì 5 luglio 2013

Trilogia con maschere



Trilogia con maschere

L'orma, la spada, la luna!
Sileno e i gusci
Concertino da scarsella

   Appassionarsi alla Commedia dell'Arte è frequente fra i teatranti. Per un at­tore che si è cimentato nel ruolo di Arlecchino, (pur se in brevi esperienze ed è il mio caso), credo sia ineluttabile,. Questa passione mi ha portato ad appro­priarmi delle maschere non certo per un impossibile rifacimento di stilemi e tecniche d'allora ma perché le sento ancora vive, capaci di offrirci moduli espressivi utili a cogliere, e rendere in palcoscenico, particolari angolazioni del­la nostra realtà di oggi.
Ecco un brano per testo: 

                                   L’orma, la spada, la luna!
Due tempi
Personaggi: Arlecchino –Ventagliere - Salice Piangente - 1° Incappucciato -
2° Incappucciato – Aribù – Pulcinella – Pierrot – Colombina - Araba Fenice

1° TEMPO
(Luminosissima notte di luna)

 
Arlecchino            L’orma, l’orma! L’orma non c’è!
                              Non c’è più l’orma! Perché?
                              Chi mi nasconde l’orma?
                              Questo è il mio piede? È.
                              Questa è la terra? È. (Posa con forza il piede per terra e lo
                              risolleva)                 
                              Ma l’orma dov'è?


                              Ho perso l’orma, l’ho persa,
                              oh disgraziato me!
                              Camminando sul filo della spada
                              forse l’ho offesa
                              e non vuol più saperne di me.
                              O è rimasta sulla luna
                              quando giocavo lassù?
                              Orma, orma, vieni giù!
                              No, non risponde, non c’è.
                              Luna, ne sai qualcosa tu?
                              Eh già, tu dici che…
                              No, sì, l’ho posata
                              prima di salir sull’onda
                              ma l’ho raccolta poi, con cura,
                              ché so che l’orma mia
                              solo con me è sicura.
                              Taci, sta’ zitta luna,
                              se non mi puoi aiutare
                              non piangermi sventura.
                              So piangere da me.
                              Anzi, no che non so! (Ci prova)
                              Ih ih ih ih.
                              Oh oh oh oh. (Fa il gesto di mescolare)
                              Oh ih oh ih. (Non convinto ci riprova)
                              Ih oh ih oh.
                              Questo è un raglio…
                              che sennò!
                              Va bene, non so piangere,
                              però posso arrabbiarmi.
                              So diventare furia,
                              uccidere senz’armi.
                              Chi mi nasconde l’orma?
                              Su, chi me l’ha rubata?
                              Di quel vigliacco tristo
                              ne faccio marmellata.
                              Nessuno mi risponde.
                              Gli ho fatto, sì, paura!
                              Eh già, che bestia sono!
                              Non devo far paura
                              ma sembrar dolce e buono.
                              Con chi? Non c’è nessuno.
                              Devo cercare l’orma,
                              sennò della mia vita
                              non resterà alcun segno.
                              Chi me l’avrà rapita?
                              Bussiamo a questa porta,
                              ché forse qui qualcuno
                              saprà come aiutarmi.
                              Ma prima qui non c’era! (La tocca)
                              Eppure sembra vera. (Riprova l’orma)
                              Un’orma se ne va
                              e viene qui una porta. Mah! (Bussa)
Ventagliere           (Da dietro la porta) Chi bussa a questa porta?
Arlecchino            Amici.
Ventagliere           Amici di chi?
Arlecchino            Non so…di tutti.
Ventagliere           Quanti amici siete?
Arlecchino            Uno.
Ventagliere           Uno e mentitore.
Arlecchino            No, non sempre almeno.
Ventagliere           Perché ti dici amico?
Arlecchino            Perché vengo in amicizia.

Ventagliere           È una buona ragione. (Apre la porta e lo si vede sulla
                              soglia) Chi sei?

Arlecchino            Arlecchino.
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Sileno e i gusci

 In un atto


Personaggi:


Un’Attrice che è Colombina Principessa di Burgolandia)
Un Attore – che sarà di volta in volta: Scapino (Cameriere Minore in Burgolandia), Arginolfo (Re di Burgolandia), Tisana (Speziale in Burgolandia),
2° Armigero (di Landeburgo), Fantesca (di Burgolandia)
Un Attore – che sarà di volta in volta: Pierrot (Maggiordomo Maggiore in Burgolandia), Belisario (Re di Landeburgo), Dottor Graziano (Luminare in Burgolandia), 1° Armigero (di Landeburgo), un Cuoco (di Burgolandia)

…………………………………………………
Scapino – (entrando) Principessa, cambiamo gioco!
Colombina – No che non voglio cambiare. Ho la soluzione quasi nelle mani.
Scapino – Le mani le perderai con tutto il tuo corpo intero, se non cerchiamo di fuggire da Burgolandia.
Colombina – Ma che dici! Cosa succede?
Scapino – Belisario, quel maledetto rudere, ha diffidato. Si è arrabbiato per la dote...si è arrabbiato per tuo padre...insomma, si è arrabbiato. Ha dichiarato guerra, tu sarai il suo bottino con Burgolandia intera.
Colombina – Meglio. Lo faremo morire di risate e sarò regina di Landeburgo e Burgolandia insieme.
Scapino – Se già possiede Burgolandia non gli servi come moglie. Sarai solo preda di guerra.
Colombina – Quest’argomento mi convince, fuggiamo.
Scapino – È facile dirlo, principessa. Stanno già circondando il palazzo.
Colombina – Affrontali!
Scapino – Uhi, sono bellicoso da legnate, non guerriero di spade!
Colombina – Trova un modo, te lo ordino!
Scapino – Pierrot conosce il palazzo e Burgolandia intera in tutti i suoi passaggi, cunicoli e vie. Vado a prenderlo in cantina, ci porterà fuori di qui. Torno subito. (esce)
Colombina – Che divertente, oggi non mi sto annoiando! Quasi quasi mi è simpatica perfino Giuseppa. (fracasso in quinta) La battaglia si avvicina. Anzi, è già qui. (si nasconde come può)
(entrano due armigeri)
1° Armigero – Sventra, saccheggia, brucia, per l’onore di Landeburgo!!!
(fracasso esterno)
2° Armigero – Beh...! Un seggiolone e una sedia,...cosa vuoi saccheggiare! Qui l’onore è per le natiche! Dove saranno le cucine?...ché a me le battaglie danno un languore! (se ne va annusando l’aria)
1° Armigero – Chi cerca trova. Qui, per me, gatta ci cova! (scova Colombina) Oh santi proverbi di mia nonna! Questa è la cucina che fa per me. Ecco qui una pollastrella. Adesso l’arrostisco allo spiedo!
Colombina – Ma va là, boccolotto. (con uno spintone lo spedisce di traverso sul trono) Prendere per pollastrella una squisitezza da dessert! Molliccio ignorante, dimmi un po’, sono carina?
Arginolfo – (entrando) Chi?! Chi!?
Colombina – (epica) Oh, padre e salvatore!
Arginolfo – Chi è l’usurpatore? Il trono è mio. Appoggia i tuoi fondelli nel letame, bestiaccia! (scaraventa l’armigero fuori scena)
Colombina – Aspetta paparino, non mi ha risposto ancora! Aveva l’aria d’intenditore:
Arginolfo – (mentre si siede sul trono) Il trono è mio. (si rialza di scatto) Beeeeeh, culatta calda quel lanzo! È meglio che metta il trono al sicuro. (lo solleva ed esce portandoselo via)
Colombina – (gli grida dietro) Papà, mi pianti qui così?! Non puoi mettere al sicuro anche me? (fra se) Sì, addio! E sta attento agli spifferi!
Arginolfo – (cacciando solo la testa in scena,  per poi risparire) Grazie cara, abbi cura di te.
Belisario – (da fuori, mentre Colombina torna a nascondersi) Dov’é? Dov’è Arginolfo? Dov’è il trono di Burgolandia? (entra con un enorme spadone) Sarò io il Re che ...(trova il vuoto e si affloscia. Si aggira faticosamente cercando Colombina, il trono, o comunque qualunque cosa che lo soddisfi) ...Ca-ra-cà-petepè-rabre-do-si-na-ra-ga-garu-patapumf-cicì-la-do (esce di scena. Poi un tempo di vuoto)
Colombina – (fa capolino) Nessuno. Scampato pericolo. E Pierrot che non viene! Perché? Dice di amarmi, l’infingardo! Lo faccio gettare nella calce viva!
Un cuoco – (con una zuppiera in mano, attraversa di corsa la scena inseguito dal 2° Armigero)
2° Armigero – Ma dove scappi, dove scappi...fermati! Voglio solo qualche ricetta. Non aver paura...su...da bravo...fermati!!! (via)
Colombina – Svelto, svelto Pierrot, siamo già al saccheggio!
Una Fantesca – (attraversa scappando, inseguita dal 1° Armigero)
1° Armigero – Aspetta, non correre, non temere cara, non hai capito...è solo uno sbrendolo da ricucire! Sai, le battaglie sciupano. Non correre. (via)
Colombina – Muoviti, muoviti Pierrot! Qui il gioco si fa pesante. Se non ti sbrighi ti faccio cavare gli occhi, li metto sottaceto e te li faccio mangiare come stuzzichino.
Dottor Graziano – (attraversa la scena inseguito da un armigero) No, no, no...lei si sbaglia signor soldato! Il diritto di saccheggio non comprende la rapina ad un singolo individuo.
Armigero – O la borsa o la vita. Anzi...la borsa e la vita...À la guerre comme à la guerre. (Via)
Colombina – Oh, insomma...è la mia stanza o la strada maestra? Un po’ di riguardo...guerra o non guerra sono sempre una principessa!...Fatemi diventare regina...li aggiusto io tutti per benino, petalo per petalo, questi fiorellini di campo!
Arginolfo – (entra ansimante con il trono che posa a terra e vi si siede) Eh no, il fiato lo devo tirare...non ho più l’età...se no tiro le cuoia!
Colombina – Ce la caviamo, paparino maestà? Le nostre truppe reggono?
Arginolfo – Non lo so, ma le trippe fan fatica.
Colombina – Se sono regie devono reggere eroicamente.
Arginolfo – Ma tu non dovevi occuparti della biancheria!?
Belisario – (entra trascinando lo spadone) Ca-ca-ca-nevepe-terepé...(vede Arginolfo e solleva lo spadone con enorme sforzo) Nnnnnnnnnn.....
Arginolfo – Ah, ho una faccenda della massima importanza! (fugge  con il trono)
Belisario – (non regge lo spadone inalberato che lo trascina a sedersi di schianto sulla sedia. Boccheggia.)
Colombina – Quali nuove caro sposo? Vi state allenando per il talamo?
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                                          CONCERTINO DA SCARSELLA

Atto unico
Per radiofonia

 

             Personaggi:    Colombina – Pierrot – Arlecchino – Pulcinella –
                                    Capitano Stocco – Dottor Graziano - Pantalone       
          

 (In una radura)
Colombina – Basta, basta!
Arlecchino – Basta cosa?
Colombina – Basta e basta.
Arlecchino – Eh no, il basta non basta se non so di cosa basta!
Colombina – Diventi difficile. Cosa fai, pensi? Ma chi ti credi di essere?!
Arlecchino – Poca cosa, o forse tanta. Quello che ero ieri e che spero essere domani. 
Colombina – Zitto! Ieri...? Ieri! Arlecchino, cos’è stato ieri? Perché c’è stato uno ieri, vero? Su, dimmelo, non lasciarmi pungere da questa spina!
Arlecchino – Ma quale spina?! Ieri...
Colombina – Vedi che c’è stato? Lo sai. Lo sai benissimo e non vuoi parlarmene. Sei perfido. E ottuso.
Arlecchino – Oh, oh, oh!!! C’è stato uno ieri e un altrieri. Ogni avantieri ha avuto uno ieri, giù giù indietro fino alla nascita. Ogni nato ha un passato. Il presente è l’evidente. Sul futuro mio non giuro, sono nato scollocato. Colombina, mi hai stufato!
Colombina – Quando rispondi per le rime sei carino. Patetico. Sembri un’aringa affumicata che blatera da uno scanno d’Ateneo. Già, le aringhe...perché le affumicano?
Arlecchino – Per far loro dimenticare il mare. Come potremmo masticarle piene di ricordi?
Colombina – Ricordi, ricordi...dimenticare. Io non ho ricordi, perché? Li voglio! Ne voglio tanti da farmene una collana di sette giri.
Arlecchino – Già, hai il collo lungo. E la testa leggera.
Colombina – Perché ho dimenticato, vero? Ho dimenticato tutto? Dimmi che ho dimenticato.
Arlecchino –  Noi non dimentichiamo. Non abbiamo mai nulla da dimenticare. Siamo maschere, Colombina.
Colombina – Va bene, maschere, e allora? Una faccia ce l’ho, e neanche male. Cioè è bellissima. E ho un cuore che galoppa, fra le stoppie o nella steppa. E provo brividi alla schiena e prurito fra gl’inguini quando sono con Pierrot. E rido, rido di gusto sul muso di Pulcinella quando mi fa la corte da gradasso. E mi piacciono le nespole, le amarene, il succo d’uva e il fricandò. E mi arrabbio come un istrice se...
Arlecchino – E...e...e...alla fine di tutte le tue “e” restiamo maschere.
Colombina – Non spiega niente. Non capisci? Svegliati, su, trovami dei ricordi, tanti...belli...emozionanti...! Datti da fare, Arlecchino. Via!
Arlecchino – Quando una mucca mangia radicchio, il prato arrossa dalla vergogna. È allora che i notai giocano a scacchi con Soreghina la figlia del Sol. Chi vede il sole a scacchi, se è contento è becco. Mai fidarsi del beccaio, nemmeno nell’ora di vespro. Chi canta vespro guardandosi i piedi, ha l’anima strabica. C’è chi è strabico per convenienza e se la prende con il boia. Ti hanno mai detto che il nodo scorsoio fa un solletico sospetto? ……………………………………………………………
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